giovedì 24 giugno 2010

Sabato 26 giugno a Ponte di Piave


Sabato 26 giugno alle ore 17,30 io e Furio saremo presenti a Ponte di Piave (TV) alla presentazione dei volontari, provenienti da varie nazioni, che parteciperanno al campo internazionale di volontariato ambientale organizzato da Legambiente. Faremo un piccolo intervento raccontando la nostra esperienza.
Sarà anche l'occasione per conoscere il sindaco di Ponte di Piave Dott. Roberto Zanchetta (in foto), che ha già espresso interesse per la camminata che abbiamo fatto lungo il Piave.

martedì 15 giugno 2010

Giovedì 17 giugno Libreria Lovat

Abbiamo avuto conferma, quindi...
Giovedì 17 giugno - ore 18,30 presso la libreria Lovat a Villorba

EDOARDO FRASSETTO, FURIO NAVE, ANTONIO STEVANATO e ANNA CARMIGNOLA presentano LA RISALITA DEL PIAVE, DALL'ADRIATICO AL PERALBA

Dieci giorni di cammino (dal 30 maggio al 7 giugno) per risalire il corso del fiume sacro alla patria fino alle sue sorgenti: 230 chilometri tutti a piedi, per riscoprire panorami nascosti e per dimostrare che lungo il Piave si può fare un turismo sostenibile. I tre giovani runner di Spresiano che hanno da poco concluso questa avventura e la fotografa che ha documentato il loro cammino racconteranno degli incontri e dei paesaggi, delle difficoltà e delle opportunità che un tale singolare tragitto propone. Sarò con loro lo scrittore Alessandro Marzo Magno, che ha da poco pubblicato “Piave. Cronache di un fiume sacro” (Il Saggiatore, 2010).

domenica 13 giugno 2010

Nostalgia

Camminata notturna

Ciao a tutti! Abbiamo un'idea ancora da studiare, ma volevamo capire se poteva essere interessante. In breve... una camminata notturna lungo il piave, diciamo un paio d'ore di camminata totali con una sosta "culturale" e una mangiata finale (o nel mezzo). Che vi pare? Perchè sia fattibile bisognerebbe avere almeno un venti/venticinque iscritti. Come zona pensavamo a Maserada o nelle vicinanze, dobbiamo capire se troviamo un posto dove fermarci a mangiare. Che vi pare? Accettasi suggerimenti e fatemi sapere chi sarebbe interessato. Come data, vicino a una luna piena direi...

mercoledì 9 giugno 2010

Sorgenti del Piave - Val Visdende






Chiudo i resoconti del nostro viaggio con la giornata di martedì, perchè non è finita alle sorgenti per noi. O meglio, abbiamo pensato che potevano approfittare del tempo che ci restava prima di tornare a casa per fare qualcosa di diverso... camminare!
Furio è rimasto con Gianni, che era venuto a prenderci, su al rifugio e poi si sono fatti un giro a Sappada, mentre io, Anna e Antonio abbiamo preso un sentiero che parte dal parcheggio dove si sale per il rifugio Calvi e, andando in senso opposto al Peralba, siamo scesi verso la Val Visdende. Causa la pioggia del giorno prima, il sentiero non era in buonissimo stato, abbiamo spesso incontrato fango e sono state peripezie per non bagnarci completamente gli scarponi. COmunque un bel sentiero nel bosco, che in una giornata di sole avrebbe sicuramente dato più soddisfazione. Prima di arrivare su un bel sterrato, ci siamo anche dovuti fare un piccolo guado di qualche metro (in foto). Vi posso assicurare che l'acqua era così fredda che a metà del ruscello si cominciava a non sentire più i piedi.
Pranzo nella locanda alpina e passeggiata nei prati per visitare la chiesa di legno, che è purtroppo crollata in parte.
Del viaggio in macchina di ritorno posso dire ben poco, perchè ho dormito quasi tutto il viaggio. Non sono stato molto di compagnia, ma l'auto spesso mi fa strani effetti sonniferi.
Ripeto che a giorni pubblicherò un nuovo post con riflessioni finali e progetti futuri. Posso solo anticipare che stiamo già pensando a qualche incontro.

Rinagraziamenti finali: a Gianni che è venuto a raccattarci alle sorgenti, a Luca, sindaco di Calalzo, che ci ha presentato ai rappresentanti della Comunità Montana, a quelli che continuano ancora a scriverci.

Non lo dico solo perchè sembra naturale, ma oggi mi ha preso una nostalgia pazzesca per l'aria aperta e per lo svegliarsi al mattino e sapere che devi ripartire verso un'altra meta.

martedì 8 giugno 2010

Santo Stefano di Cadore - Sorgenti del Piave 2







Con un po' di calma e da casa posso raccontare l'ultima tappa verso le sorgenti del Piave.
Anna, grande come al solito, ci ha raggiunto in nottata a Santo Stefano di Cadore per fare anche l'ultima tappa con noi. Non è da tutti finire di lavorare a mezzanotte e guidare per più di cento chilometri per farsi poi il giorno dopo 20 chilometri a piedi in montagna. Che dire? Grande grande grande!
In questa tappa il dislivello era di circa 900 metri, cioè la metà del dslivello che c'è tra la foce del Piave e le sue sorgenti, che sono a 1830 metri.
Su consiglio di Bruno la prima parte della camminata si è svolta sul una strada che corre parallela alla statale. Sono solo tre chilometri circa, ma in quest'ultima giornata ogni deviazione dalla strada normale è stata una manna. Per fortuna che, trattandosi di lunedì, non c'era molto traffico e i dodici chilometri che ci mancavano per Sappada sono passati piuttosto velocemente. Prima di Sappada sono da segnalare due posti che hanno attirato la nostra attenzione. Il primo è all'imbocco della Val Visdende, dove si incontrano il Piave e il Cordevole. Il Cordevole viene chiamato anche Piave di Visdende e sembra ci sia una disputa perchè alcuni affermano che sia il vero Piave, non quello che tutti conosciamo. Non abbiamo capito se sono state fatte delle prove per suffragare questa affermazione.
Il secondo posto è l'orrido dell'Acquatona. Qui il Piave corre in una gola strettissima. Fino a pochi anni fa era possibile scendere lungo le pareti rocciose per delle scalette, che adesso sono tutte inagibili. Il vice-sindaco di Sappada ci ha detto che sperano di sistemarle. Speriamo anche noi, perchè lo spettacolo è suggestivo.
Appena superato il cartello di benvenuto di Sappada siamo stati subito raggiunti da Pietro Bonanni, presidente degli Alpini di Sappada, che ci ha dato il benvenuto. Da subito si è reso disponibile per qualsiasi cosa avessimo bisogno. Veramente un bel gesto di amicizia.
A Cima Sappada inizia la salita per le sorgenti del Piave. Noi abbiamo cercato di seguire il più possibile il percoroso naturalistico, un sentiero che è molto vicino al Piave. Solo negli ultimi chilometri, dato che ha cominciato a piovere parecchio, abbiamo continuato sulla strada. Il pezzo peggiore è proprio quello finale. La pendenza è più marcata, per di più pioveva, ma noi eravamo così galvanizzati di essere arrivati alla fine, che non ce ne siamo accorti. Anzi ridevamo e sparavamo cazzate a non finire.
Al rifugio ci aspettavano i presidenti delle province Gianpaolo Bottacin e Leonardo Muraro e alcuni giornalisti. Foto di rito e brindisi per concludere questa avventura.
A dire il vero noi quattro siamo rimasti a dormire al rifugio e abbiamo passato una serata vicino al fuoco. C'era un po' di malinconia, dopo nove giorni volati, tante persone belle conosciute, tanto cammino fatto, è dura tornare alla vita normale. Un po' mancano le comodità, ma anche ci eravamo abituati a questo peregrinare da un paese a un altro.
Sulle conclusione, emozioni finali e quant'altro scriverò qualcosa sicuramente nei prossimi giorni.
Domani spero anche di raccontare la giornata di oggi, in cui abbiamo fatto una cosa che ci mancava... camminato!!!! Ma questa è un'altra storia.

Grazie: ad Anna Camignola che ci ha accompagnato anche in questa tappa e ha condiviso con noi il finale di questa avventura, a Pietro Bonanni, presidente degli alpini di Sappada, che ci ha accolti appena entrati in paese (un tempismo mai visto!), al presidente della provincia di Treviso Leonardo Muraro e al presidente della provincia di Belluno Gianpaolo Bottacin che sono venuti alle sorgenti del Piave ad aspettare il nostro arrivo, a Matteo Negro e a Franca Tonello, collaboratori dei presidenti, per il lavoro che hanno svolto, a Nicole Quinz di TeleBelluno per il suo servizio, ad Alessia Forzin del Corriere delle Alpi per i suoi articoli, al vice-sindaco di Sappada Cian Gianluca per la sua presenza, il ristoro ai Piani del Cristo e l'incontro in municipio, ai gestori del rifugio Sorgenti del Piave per aver inaugurato la stagione con noi, alla piccola Marika che ci ha preso in simpatia, alla famiglia amica di Furio che sono venuti a trovarci al rifugio.
Speriamo di non aver dimenticato nessuno.

Comunque grazie veramente di cuore a tutti...

lunedì 7 giugno 2010

Santo Stefano di Cadore - Sorgenti del Piave

Siamo arrivati!!! Tutto bene. Qui al rifugio alle sorgenti del Piave il collegamento è appeso a un filo. Domani da casa aggiornerò con il resoconto dell'ultima tappa. Volevo solo comunicare che all'arrivo ci aspettavano i presidenti della provincia di Treviso Leonardo Muraro e di Belluno Gianpaolo Bottacin e vari giornalisti.
Grazie a tutti ancora e a domani per l'ultimo post su questa avventura. Sani.

domenica 6 giugno 2010

Calalzo di Cadore - Santo Stefano di Cadore

Km percorsi: 25 circa
Ore di cammino: 5,5 circa

“Con uno zaino in spalla ti senti libero” ci ha ripetuto varie volte Bruno De Benedet, assessore del comune di Santo Stefano di Cadore. Non possiamo che condividere questa affermazione, anche se durante questa camminata siamo stati forse un po’ troppo legati alla strada da fare. Avere ogni giorno una meta da raggiungere non ci ha permesso libertà di scelta, ma aver fissato tutte le tappe è stata una fortuna perchè non abbiamo dovuto preoccuparci di trovare da dormire (tranne a Ospitale di Cadore).
Con questo viaggio non stiamo cercando niente di straordinario, e con questa affermazione non vorrei rovinare l’idea romantica che alcuni si saranno fatti, stiamo solo seguendo il corso di un fiume che abbiamo sempre frequentato e che amiamo. Niente di estremo, anche se qualche tirata l’abbiamo fatta.
Certo che camminare ha la grande facoltà di spingere al pensiero e alla riflessione e certe esperienze lasciano il segno e non si dimenticano tanto facilmente. Non dimenticheremo l’ospitalità che abbiamo ricevuto e l’amicizia che ci hanno dimostrato tante persone. Alla fine queste sono anche le nostre vacanze. Non si torna mai come si è partiti, ma neanche c’è da aspettarsi chissà quale rivoluzione dentro di noi. Questa camminata mi ha in parte riconciliato con un mondo e una società verso la quale avevo ultimamente un sentimento di grosso sconforto.
Oggi pensavamo che la nostra tappa fosse più dura di quello che è stata. O meglio siamo arrivati stanchi morti, infatti Antonio è andato subito a stendersi, ma più che altro perchè il sole oggi scaldava parecchio. Solo nel pomeriggio sono arrviate alcune nuvole che preoccupano un po’ per domani. Comunque, pioggia o sole noi alle sorgenti ci arriviamo.
Oggi gran parte del cammino sulla strada statale, ma con una bella deviazione sulla vecchia strada che da Cima Gogna portava all’ingresso della valle dell’alto Cadore, prima che venisse costruita la galleria che adesso tutti fanno. Una strada che non viene più manutentata, anche se c’è una diga dell’Enel, infatti in alcuni punti si sono create delle vere e proprie voragini (anche decisamente pericolose) e ci sono continuamente cadute di sassi. Ormai è solo frequeantata da qualche pescatore e da ciclisti che così evitano la galleria. Anche questo tratto sarebbe perfetto per una pista ciclo-pedonale, ma necessiterebbe veramente di un’opera di ripristino.
Bella da farsi, ma quasi tutta al sole, questo pezzo di strada ha fiaccato parecchio le nostre energie, già messe a dura prova dalle cena piuttosto alcolica di ieri sera con i ragazzi di Campolongo.
Appena arrivati, Bruno ci ha subito messo a disposizione casa sua ed è stato gentilissimo nello stare con noi e con i nostri amici. Un fiol, come si suol dire. Ci ha messo a disposizione la casa che sta restaurando per dormire e quella dei suoi genitori, dove vive lui attualmente, per doccia e storie varie.
Qui il panorama è sicuramente bello, le montagne chiudono questa valle e il Monte Peralba è lì che ci aspetta per domani.
Più andiamo avanti più il collegamento a internet diventa difficile, quindi credo proprio che alle sorgenti non sarò in grado di aggiornare il blog. Vedremo eventualmente di scendere a Sappada per pubblicare una foto dell’arrivo.

Alcuni ringraziamenti che riporto oggi si riferiscono alla giornata di ieri. Quindi grazie: alla famiglia a Praciadelan che ci ha offerto prosecco e dolci per festeggiare la nostra camminata, a Bruno, Luca, “Seghetto”, William, Paolo, Luca, Roberto e alla compagnia di Campolongo per la cena e la bevuta in compagnia, a Bruno De Benedet, assessore del comune di Santo Stefano di Cadore, per l’ospitalità e l’amicizia dimostrataci, alla compagnia di Maserada sul Piave per essere venuti a trovarci a Campolongo, a Marco Fabris che è venuto a trovarci, ad Anna che arriverà questa sera dopo il lavoro per fare gli ultimi chilometri con noi.

Grazie a tutti coloro che ci hanno seguiti in questo blog e che hanno condiviso col pensiero la nostra piccola avventura. Sani.

sabato 5 giugno 2010

Ospitale di Cadore- Calalzo di Cadore








Km Percorsi: 20 circa
Ore di cammino: 4 ore circa
Dislivello: 350 metri circa

La tappa più corta di tutta questa esperienza. Non è stata una mossa sbagliata saltare ieri Longarone e arrivare fino a Ospitale di Cadore. Una nottata un po’ agitata, perchè non siamo più abituati a dormire per terra. Credo di essermi girato decine di volte per evitare i dolorini che apparivano sulle parti appoggiate al pavimento. Poco male, l’importante era avere un tetto sopra la testa.
Arrivare a Calalzo alle due è stato provvidenziale per riposarci adeguatamente prima della tappa di domani, che sarà dura per il dislivello che dovremo fare. Stasera poi siamo a cena con il sindaco di Calalzo e l’assessore di Santo Stefano di Cadore e si prospetta una serata un po’ alcolica. Poco male anche in questo caso, perchè la compagnia sarà quella giusta e il clima amicale al massimo.
Oggi ci siamo resi conto che la vecchia strada da Longarone a Sottocastello è l’ideale per diventare una pista ciclo-pedonale. Il traffico è veramente limitato e la salita della Cavallera a Perarolo non è molto difficoltosa, anche perchè sono circa 250 metri di dislivello. Si attraversano alcuni borghi che presentano varie case abbandonate e la stessa Perarolo, il centro più grosso che si incontra, non brulica di abitanti.
L’unico pezzo veramente brutto da fare si ha quando si sbuca dalla Cavallera, ricongiungendosi alla trafficata statale all’altezza del ponte di Cadore. Sono solo quattro/cinquecento metri per trovare di nuovo una piccola stradina verso Sottocastello, ma son brividi quando si vedono arrivare le macchine in discesa a velocità sostenuta.
A Sottocastello, piccolo paese da non trascurare, perchè molto bello da attraversare, abbiamo fatto una sosta molto lunga per chiacchierare, seduti al bar, con una compagnia di operai di ritorno dal lavoro. Abbiamo riso come matti grazie ad un personaggio che era uno spasso. Nessuno aveva più voglia di alzarsi e andare via. Alla fine abbiamo aspettato che si alzassero loro per andare a pranzo.
L’ultimo tratto della giornata l’abbiamo fatto lungo la pista ciclabile che da Calalzo va fino a Cortina e che è stata realizzata sul sedime di una vecchia ferrovia. Prima o poi si pensava di farla, aggiungendoci la ciclabile della Drava e arrivare fino a Maribor.
Su consiglio di Luca De Carlo, sindaco di Calalzo, siamo scesi a Lagole sul lago, per passare qualche ora di relax prima che lui arrivasse da un corso da Belluno. Ottimo consiglio perchè il posto è molto bello, c’è un po’ di gente che pesca e altri che si riposano come noi. Quando arriva Luca andremo a vedere un sito paleoveneto e poi andremo in ostello a sistemarci.
Intanto pubblico questo post, se dovesse succedere qualcos’altro di interessante, ne farò un altro questa sera, prima di andare a cena. Dopo non credo di essere in grado di scrivere alcunchè.
Domani di sicuro non riuscirò a scrivere così presto. Tappa lunga e impegnativa.

Antonio e Furio cominciano a dire che sono spiaciuti che l’avventura stia per finire, ma non sanno cosa ci aspetta domani. Poi ne riparleremo.

Grazie: a don Francesco, parroco di Ospitale di Cadore, che ci ha chiamato in mattinata per sapere com’era andata la nottata, a Ciano di Perarolo, ex-lavoratore del mercato ortofrutticolo di Treviso, che appena ci ha visto in strada ci ha urlato “viva il Piave!” e poi, incontrandoci all’alimentari, ci ha anche offerto il caffè, alla compagnia del bar di Sottocastello per il prosecco e le chiacchiere, a Luca De Carlo, sindaco di Calalzo, per la grande ospitalità e amicizia.

Foto Belluno - Ospitale di Cadore








Approfittiamo del fatto di essere già a Calalzo per pubblicare qualche foto della tappa di ieri.

venerdì 4 giugno 2010

Belluno - Ospitale di Cadore

Km percorsi: 30 circa
Ore di cammino: 7,5 circa

Da viaggio lungo il Piave ormai la nostra si è trasformata in una camminata lungo la valle del Piave. Come già sottolineato non è sempre possibile camminare lungo il greto, anche se cerchiamo di farlo il più possibile, e quindi possiamo ampliare lo spettro dei nostri spostamenti, abbracciando strade poco trafficate e qualsiasi altra possibilità che ci faccia allontanare dal traffico e dai pericoli.
Anche oggi è stata un’alternanza di situazioni. Da Belluno fino a circa metà della distanza per Ponte nelle Alpi abbiamo percorso, sempre in compagnia di Anna, una strada poco trafficata che passa a Nord della trafficata provinciale. Una buona soluzione per evitare smog e traffico intenso. Per la restante metà della strada siamo riusciti a ributtarci nel greto, seguendo ancora una volta (è stata una costante in altre occasioni) le orme di greggi di pecore che transumavano. Ci piace l’idea di aver fatto spesso lo stesso percorso che fanno i pastori. Ci sentiamo più vicini a un’idea, forse anche troppo romantica, di nomadismo a cui non siamo per niente abituati.
Ponte nelle Alpi non è quello che si può dire un paese indimenticabile, perlomeno per quel tratto che abbiamo percorso noi, cercando una strada che ci conducesse al ponte verso Soverzene. Dopo vari tentativi e qualche errore, siamo riusciti finalmente a raggiungere questa località, che forse alcuni conoscono per essere sede di una importante centrale idroelettrica (magari qualcuno c’è stato in visita con le scuole quand’era piccolo).
Da qui, metà per asfalto e metà per sterrato lungo il Piave, siamo arrivati fino a Castellavazzo, frazione di Longarone. Lungo la strada ci siamo doverosamente fermati di fronte alla diga del Vajont.
La prima variazione del giorno è stata quella di non fermarci a Longarone per la notte, ma di proseguire per accorciare la tappa di domani. Tanto più che a Longarone non avevamo appoggi logistici, dato che l’amministrazione non ha mostrato molto interesse per la cosa, e Ospitale di Cadore, dieci chilometri più avanti, ci sembrava una buona meta.
La seconda variazione è stata quella di fare circa un chilometro in macchina, accompagnati dal cugino di Anna. Come ci aveva detto ieri anche il presidente della provincia di Belluno Bottacin, fare a piedi il tratto da Castellavazzo fino alla vecchia strada che porta a Ospitale era molto pericoloso, sia perchè la carreggiata è molto stretta sia perchè gli automobilisti non si risparmiano sulla velocità. Va bene amore per questa avventura, ma rischiare di farsi male o peggio, proprio no. Vi possiamo assicurare che è stato meglio così.
La conclusione della scarpinata è stata lungo questa vecchia strada, che apre begli squarci di panorama, ormai abbandonata da coloro che salgono verso Cortina e il Cadore e che ci ha permesso di passare per il semi-abbandonato paesetto di Termine di Cadore. Qui abbiamo incontrato Giuliano, abitante a Longarone, ma proprietario di una casa in paese, con il quale abbiamo chiacchierato per una mezz’ora e soprattutto bevuto un po’ di vino in compagnia.
A Ospitale non è stato facile trovare una stanza per la notte. Il sindaco, contattato dalla titolare del negozio di alimentari, aveva proposto di tornare indietro di un paio di chilometri e dormire in un capannone utilizzato per feste paesane. Quando ormai si pensava di dormire all’esterno della chiesa, abbiamo fatto un tentativo chiamando il parroco che vive a Longarone. In cinque minuti ha chiamato una ragazza che ha le chiavi della canonica, che è sempre vuota e utilizzata solo per qualche riunione, e ci ha fatto dormire in una delle stanze, completamente spoglie. La doccia con l’acqua fredda ha risvegliato di soprassalto la nostra circolazione sanguigna, annebbiata da tanto camminare.
Ospitale è un paese di 350 anime, con qualche bella casa con le facciate di sassi e una falegnameria gigantesca vicino alla strada principale. Qualcuno se la ricorderà perchè sulla ciminiera è scritto “Si tratta di vapore”, per rassicurare sui fumi che ne escono.

Antonio dice che il Piave sta diventando sempre più piccolo.
Furio invece che si sta appassionando sempre di più e che alla fine, con coraggio e volontà, fino alla fine ci arriviamo.

Anche oggi non riusciamo a scaricare delle foto per problemi con il collegamento.

I rigraziamenti di oggi vanno a: Anna che ha camminato con noi anche oggi, a Vania Benetton che è venuta appositamente da Carbonera per fare un tratto di strada e scattare foto, a Giuliano da Longarone, ex-ferroviere, che a Termine di Cadore ci ha offerto del tocai trevigiano (ci sarebbe piaciuto fermarci a dormire nella sua casa, però dovevamo guadagnare chilometri), alla negoziante dell’alimentari di Ospitale di Cadore che si è interessata, senza successo, con l’amministrazione comunale per farci trovare una stanza per dormire, a Don Francesco, parroco di Ospitale di Cadore, che ci ha fatto dormire nella sua canonica (eravamo quasi rassegnati a dormire all’addiaccio), ad Alessia che ci ha aperto la canonica vuota e ci ha mostrato dove potevamo dormire, a Fausto, vice-sindaco, che ci ha regalato un libro sulla storia di Ospitale e si è informato sul nostro viaggio.

giovedì 3 giugno 2010

Lentiai - Belluno






Km percorsi: 25 circa
Ore di cammino: 6 circa

La tappa più breve di tutto il percorso, perlomeno con lo zaino in spalla. Stanotte alloggeremo nella casa dei genitori di Anna a Salce, circa cinque chilometri prima di Belluno. Dato che le autorità, cioè il sindaco di Belluno Antonio Prade e il presidente della provincia di Belluno Gian Paolo Bottacin, ci hanno voluto incontrare nel tardo pomeriggio in città, sul ponte della Vittoria, siamo riusciti a transitare per Salce, riposarci un paio d’ore e soprattutto depositare gli zaini. Ci voleva.
Anna anche oggi ci ha seguito per tutto il cammino, dimostrando un attaccamento a questa esperienza che va ben oltre la semplice simpatia. Poteva benissimo essere una di noi per tutto il tragitto.
Per la prima parte, da Lentiai a Mel, siamo riusciti a camminare sempre lungo il greto del Piave su strade bianche, incontrando anche a un certo punto un gruppo di pastori che stava vaccinando un gregge di pecore. Una bella zona, molto simile al Piave che conosciamo nei nostri paesi. Qui la novità sono sulla sinistra Piave le prealpi trevigiane e sulla destra le vette feltrine. Uno spettacolo non da poco, soprattutto se la giornata non è nuvolosa. Oggi qualche nuvola c’era, soprattutto nel pomeriggio, ma ce le siamo godute lo stesso.
In prossimità di Mel (bello il centro) situazione comica, perchè, per attraversare un piccolo fiumiciattolo, Furio si è portato sulle spalle sia Anna che Antonio, che rischiavano di bagnarsi completamente le scarpe.
Da Mel al ponte di San Felice siamo stati costretti a seguire la trafficata strada principale, tranne qualche breve deviazione, in quanto non eravamo sicuri di farcela lungo il fiume. Nella cartina erano segnati sentieri non collegati tra loro e la presenza di due affluenti (poi rivelatisi molto modesti) ci ha fatto preferire la strada. Diciamo anche che l’appuntamento con le autorità locali ci ha costretto a scegliere sempre le soluzioni meno dispendiose dal punto di vista del tempo.
Dal ponte di San Felice fino a circa un chilometro da Salce abbiamo percorso una bellissima strada di collina, passando anche per il caratteristico borgo di San Fermo. Campi coltivati, bella vista sulle montagne e sulle colline circostanti, tratti di strada sotto una galleria formata dai rami degli alberi. Anche qui l’ultimo chilometro lo abbiamo dovuto fare sulla strada provinciale, ma la meta era vicina e quasi non ce ne siamo accorti.
Due ore di riposo nel pomeriggio sono state una manna dal cielo. E’ la prima volta in cinque giorni che abbiamo la possibilità di arrivare presto al posto dove dobbiamo permottare e poter così stare tranquilli per un po’ ad oziare.
L’appuntamento con le autorità a Belluno è stato molto semplice. Precisiamo che ci siamo andati a piedi, percorrendo una stradina che da Salce porta alla città. Sia il sindaco Prade che il presidente della provincia Bottacin che io abbiamo fatto qualche dichiarazione per i giornalisti presenti, uno studioso locale ha fatto un conciso ma interessante intervento sul Piave, qualche foto tutti insieme, e poi con il presidente della provincia siamo andati a bere in un bar. Superata alla velocità della luce quella distanza tra semplici cittadini e politici, con Bottacin abbiamo avuto una mezz’oera di dialogo veramente amicale. Una sorpresa.
Ore 21 e ho già finito di scrivere. Quasi non ci credo. Stasera baldoria. Mi dicono che vino buono ce l’abbiamo. Un brindisi a tutti e soprattutto alla città di Belluno.

Oggi ringraziamo: Anna in primis per il supporto logistico e per la condivisione della fatica, Straco, titolare dell’omonima trattoria a San Felice, per gli aneddoti che ci ha raccontato, i signori Gianbattista e Paola Arrigoni, nonni di Anna, per il pranzo e il salutare bagno in piscina, il sindaco di Belluno Antonio Prade per l’averci ricevuto, il presidente della provincia Gian Paolo Bottacin per la sua presenza, per lo spritz e per la familiarità dell’incontro, Matteo Negro per le chiacchiere sul mondo della stampa e sulle conoscenze comuni, Mario Ciotti per i consigli sulle prossime tappe, ancora una volta tutti quelli che ci hanno dato indicazioni utili e a tutti quelli che ci chiamano per sapere come va.

mercoledì 2 giugno 2010

Vidor - Lentiai







Km percorsi: 35 circa
Ore di cammino: 8 circa

Durante questa camminata stiamo maturando una convinzione. A forza di usare l’automobile per ogni spostamento stiamo perdendo il senso della distanza. In quattro giorni di viaggio non abbiamo trovato una persona, anche tra le più disponibili, che sia stato in grado di darci delle indicazioni corrette sulle distanze tra i luoghi. Ci sono successe situazioni veramente paradossali, tipo delle persone che ci dicevano che mancavano dieci chilometri ad una certa località, e dopo cinquecento metri altre persone parlavano di cinque chilometri. Questo è solo un esempio per sottolineare una difficoltà che stiamo riscontrando. Non sappiamo mai quanto manca veramente.
Oggi è stata la giornata della compagnia. E’ stato un verto toccasana che gli amici di Antonio (i cui nomi sono indicati più sotto) abbiamo condiviso con noi buona parte della strada di oggi. Dopo la durissima tappa di ieri, condividere con loro il percorso ci ha restituito di nuovo tutto l’entusiasmo che avevamo alla partenza.
Siamo sinceri. Stiamo facendo tanta fatica, sarebbe stato più cauto fare tappe più corte e diluirle in più giorni. Purtroppo sulla carta sembrava tutto più semplice. Una leggerezza che paghiamo dal punto di vista fisico, ma ogni sera, di fronte all’ospitalità che riscontriamo e ai messaggi che ci mandate per sostenerci, ricarichiamo le pile dell’entusiasmo. “Ormai che siamo qua, si arriva a ogni costo”.
Abbiamo superato metà del percorso da fare. Con la tappa di oggi abbiamo fatto di poco il giro di boa.
La strada da Vidor a Lentiai non è del tutto percorribile lungo il Piave, anzi per alcuni tratti è impossibile scendere nel greto del fiume, anche se un paio di buoni sterrati ci sono. Uno di questi è fondamentale per superare la lunga galleria di Segusino, che è impraticabile per i pedoni.
Abbiamo sopperito alla mancanza di sentieri sul greto camminando in parte sulla trafficata provinciale, ma anche (e per fortuna) grazie a strade che salgono dolcemente sulla montagna e servono a raggiungere piccole frazioni. Anche questo ha contribuito anche oggi ad allungare la distanza percorsa, ma era impensabile di camminare tutto il giorno in mezzo alle macchine e alle moto. Per un semplice discorso di sicurezza. Su questi rettilinei gli automobilisti e i motociclisti spesso calcano sull’acceleratore.
In tutti i posti dove abitano i nostri amici e coloro che ci seguono sembra che oggi abbia piovuto parecchio. Possiamo consolarci, perchè durante il nostro tragitto non è scesa una goccia di acqua. Al mattino un bel sole, un pomeriggio nuvoloso ma senza precipitazioni.
E il Piave è sempre al nostro fianco, fedele compagno di ormai quattro giorni di passi che si fanno via via più stanchi. Più di qualche volta oggi abbiamo desiderato un bagno che, per questioni di tempo, non siamo riusciti a fare. Più di qualche famiglia di bagnanti l’abbiamo vista. Non crediamo sia il vero futuro del Piave quello di diventare una spiaggia per tutti, piuttosto un “parco fluviale” che assicuri l’integrità dell’ambiente. Una formula da studiare di concerto con tutte le associazioni e tutti coloro che sono sensibili ai temi ambientali.
Spero mi perdonerete se oggi chiudo così. Sono tre giorni che non riesco ad andare a letto prima di mezzanotte e mezza e alla mattina la sveglia è piuttosto presto. I piedi dolgono parecchio e per assurdo alla sera la fatica è così tanta che ci si addormenta male.
Noi tiriamo avanti. Domani da Lentiai fino a Belluno. Grazie ancora a tutti quelli che leggono le nostre parole. Speriamo di trasmettervi almeno un po’ quello che stiamo vivendo.

Oggi grazie di cuore: al viticoltore di Valdobbiadene che ci ha fatto passare per la sua vigna per accorciare la strada, a Gianni che ci tiene d’occhio, a Valeria, Katia, Renata, Antonella, Fabio e Fiorella che ci hanno accompagnato dal ponte di Fener per quasi venti chilometri (con voi la fatica è stata molto più sopportabile), a Virginia, sorella di Antonio, che ci ha portato viveri per il pranzo e ha camminato con noi, al custode degli impianti sportivi di Vas che ci ha indicato la strada, a tutti quelli che ci hanno fornito indicazioni, a Maria Teresa Furlan che ci ha chiamato per assicurarci che non fossimo sotto la pioggia, alle suore della casa di spiritualità “Stella Maris” di Lentiai che ci hanno ospitato per la notte e che abbiamo scoperto quasi tutte trevigiane, all’amministrazione di Lentiai che ci ha mandato da loro.

Cimadolmo - Vidor

Km percorsi: 40
Ore di cammino: 10 circa
Dislivello: 70 metri circa

Oggi è stata parecchio dura. Se google maps ci indicava come distanza da Cimadolmo a Vidor circa 30 chilometri, in verità ne abbiamo fatti 40 (e forse anche più). E’ stato da un certo punto di vista un peccato, perchè non siamo riusciti a goderci fino in fondo un ambiente incredibilmente bello. Io avevo già fatto un pezzo con Morgana (il mio setter inglese) da Spresiano fino a Falzè di Piave, il resto è stata una vera scoperta, a cominciare dal percorso naturalistico delle “fontane bianche”, dall’isola dei morti di Moriago della Battaglia fino alla bella strada bianca fino a Vidor.
Oggi ci interessa parlare delle persone, perchè per quanto riguarda i luoghi dobbiamo solo ribadire quanto detto in precedenza.
Il Piave stamattima ci ha impartito un’altra lezione. Pensavamo di ritrovarlo a Cimadolmo come l’avevamo lasciato ieri sera, invece stamattina il livello era salito di circa trenta centimetri, impedendoci di attraversarlo senza immergere i piedi in acqua. Per recuperare tempo e non tornare indietro per prendere la strada asfaltata, abbiamo guadato con l’acqua quasi alle ginocchia. Tanta attenzione, perchè se uno di noi fosse caduto, si sarebbe quasi sicuramente rovinato qualche aggeggio tecnologico che ci portiamo dietro.
Per il resto della giornata siamo rimasti sulla destra Piave da Maserada a Ponte della Priula e sulla sinistra invece fino all’arrivo a Vidor. Abbiamo percorso quasi totalmente strade bianche e sentieri a stretto contatto con il Piave. Soprattutto da Falzè di Piave fino alle “Fontane Bianche” di Sernaglia della Battaglia esiste un bellissimo percorso con un sentiero segnato molto bene e facilmente percorribile anche in bicicletta.
La vegetazione qui comincia a cambiare. Antonio faceva notare che querce fino ad oggi non ne avevamo mai viste.
Ancora una volta comunque sono le persone che si stanno distinguendo in questo viaggio, Se preferiamo soprassedere sul giovane operaio di una ditta di estrazione ghiaia a Spresiano, che ci ha trattato in maniera maleducata, perchè erroneamente eravamo entrati nel cantiere con l’intenzione di raggiungere una strada lungo il fiume, per il resto della giornata invece di nuovo tanta gentilezza nei nostri confronti. C’è chi non ci ha visto nei giornali, come il cittadino di Colfosco di Susegana, che ha interrotto i suoi lavori edilizi per chiacchierare un po’ con noi, per offrirci da bere e raccontarci la storia di un pastore che da Santa Lucia è arrivato ad Asiago in quattro giorni con uno zaino pesantissimo sulle spalle. C’è chi invece si ricorda di noi per qualche articolo, come il viticoltore di Vidor che ci ha notati dalla sua vigna, ci ha raggiunti con la sua panda bianca e ci ha indicato la strada più breve per raggiungere il paese.
E poi non abbiamo parole per descrivere l’accoglienza di Vidor, rappresentato degnamente dall’amministrazione comunale, soprattutto dall’assessore Bailo con cui abbiamo comunicato in questi giorni, e dal gruppo degli alpini, che ci ha offerto una cena semplice ma spontanea, come se fossimo dei vecchi amici che tornano a casa.
Anche stasera la fatica si sente (e anche tanto), ma è proprio vero che, quando lo spirito trova gratificazione, il resto passa in secondo piano.

I ringraziamenti di oggi vanno a: Floriano Zambon, vice-presidente della provincia di Treviso che ci ha telefonato, Corazzin Alberto e Sossai Maria che ci hanno ospitato sotto il loro gazebo per la prima sosta della giornata, a Maria, Morgana e Pina che ci hanno raggiunto sull’argine a Spresiano, a Gianni che si è affezionato alla nostra avventura e ci segue e aiuta in tutto e per tutto, al cittadino di Colfosco che si è intrattenuto con noi e ci ha offerto acqua, al viticoltore di Vidor che ci ha riconosciuto, perchè ci aveva visto su un quotidiano, e ci ha indicato la giusta strada, all’amministrazione comunale di Vidor che ci ha accolto in amicizia, all’ottantacinquenne Nino Manto che ci ha ospitato in casa sua, al grande gruppo degli Alpini di Vidor per la cena e le chiacchiere da amici, a quelli che ci telefonano o ci mandano messaggi per supportarci e sapere come va.

p.s: ci scusiamo con il pastore che in prossimità di Falzè di Piave è stato svegliato di soprassalto dai suoi cani che hanno cominciato ad abbaiare come forsennati quando ci hanno visti arrivare. Avrà temuto che stessimo per rubargli qualche pecora e forse sarà rimasto anche deluso quando ci ha visti solo fare qualche foto.

P.s. 2: scusate, ma stanotte non riesco a scaricare foto sul blog.