venerdì 18 novembre 2011

Biscina - Assisi 22 luglio


Distanza: 27 km circa
Dislivello: 1150 metri
Ore di camminata: 10

Finale di questa camminata. Una tappa dura che abbiamo affrontato con varie pause. Da Biscina a Valfabbrica una lunga strada bianca permette di superare varie colline. Si è sempre in mezzo al bosco e quindi il senso di tranquillità sembra far sparire la stanchezza, ma è un'illusione. Da Valfabbrica il pezzo più difficoltoso di questa giornata. Una salita non lunghissima ci permette di arrivare su un bel altopiano con qualche casa per le vacanze e dei prati verdi punteggiati da alberi. Si comincia a intravedere da qui la basilica di San Francesco, ma c'è ancora molto da camminare. Prima una zona boscosa e poi campi coltivati in gran parte a olivi anticipano la salita finale nel retro di Assisi. E' una strana visuale quella che ci troviamo davanti, perchè siamo sempre stati abituati a vedere la Assisi da cartolina, quella di fronte. Per noi che siamo parecchio stanchi questo ultimo chilometro in salita è una grossa fatica, che si spegne però all'entrata nella porta della città. Finalmente arrivati.
Consiglio che possiamo dare è quello di portarsi molta acqua, perchè lungo la strada non ci sono molti punti di rifornimento.

domenica 18 settembre 2011

Gubbio - Biscina 21 luglio


Distanza: 22 km circa
Dislivello: intorno agli 800 metri circa
Ore di camminata: 8
Per uscire da Gubbio la strada è un lungo rettilineo fino alle colline. Da qui inizia un lungo percorso tra le colline con saliscendi continui e abbordabili. Per gran parte si tratta di strade bianche frequentate da contadini e qualche residente. Ad un certo punto si incontra l'eremo di San Pietro in Vigneto. Una tenuta incredibile in cima a una collina. L'eremita non ha lesinato nel far capire che visitatori e quant'altro non sono graditi. Da un certo punto di vista sono anche d'accordo con lui, perchè sempre di eremo si tratta, ma non mi è piaciuto quando l'eremita è uscito per prendere la posta e non ha risposto al nostro saluto. A me pare di aver percepito un cenno della testa da parte sua, agli altri non è sembrato nemmeno questo.L'ultima parte del cammino in mezzo al bosco. Il castello di Biscina non centra niente con l'agriturismo. La titolare, dato che non aveva posto, ci ha piazzato da una sua amica che ha un appartamento in un paesetto di quattro anime a 2 chilometri dall'agriturismo. Fantastico il piccolo bar/alimentari sotto casa.

lunedì 22 agosto 2011

Pietralunga - Gubbio 20 luglio



Distanza: 25 km circa
Dislivello: intorno ai 600 metri
Ore di camminata: 5

Partenza sulle sette. Marghe decide di fare questa tappa in autobus, perchè è molto stanca e ha delle grosse visciche ai piedi. Don Salvatore ci consiglia di prendere una strada asfaltata, ma pochissimo trafficata, che ci porterà direttamente al paese di Mocaiana, a pochi chilometri da Gubbio.
Dopo Pietralunga ci sono una discesa e poi una salita che ci porta in cima alla collina di fronte alla cittadina. Qui abbiamo fatto un grosso errore. Invece di girare a sinistra (seguire le indicazioni del cammino), abbiamo continuato sulla strada asfaltata che stavamo percorrendo, pensando fosse quella segnalataci dal Don. Purtroppo non era quella, perchè l'imbocco si trovava più avanti.
Siamo così scesi dalla collina, ma non a Mocaiana, bensì quattro/cinque cilometri prima. Per raggiungere Mocaiana abbiamo dovuto fare un bel tratto di statale e non è stato molto piacevole. Camion e macchine in quantità. Da dimenticare.
Da Mocaiana (da non perdere il panificio!!!) il cammino ci riporta alla tranquillità di cui abbiamo sempre bisogno attraverso qualche stradina secondaria e in mezzo ai campi. Da aperta campagna si passa in un baleno alla città di Gubbio. Un chilometro prima l'unico acquazzone di tutta la nostra camminata.
Gubbio è affascinante. Noi abbiamo alloggiato nel Convento di Sant'Antonio delle suore dominicane. Stanze nuove e pulitissime al costo di 20 euro a persona e c'è la cucina. Il panorama dal convento è stupendo su tutta la città.

sabato 20 agosto 2011

Città di Castello - Pietralunga 19 luglio



Distanza: 29 km circa
Dislivello totale: intorno ai 920 metri
Ore di camminata: 9

Prima parte del cammino in una strada abbastanza trafficata, ma non particolarmente pericolosa. Dopo circa sei chilometri si prende una strada bianca che si inerpica su per una collina. Da qui in poi si attraversano le dolci colline umbre (quasi tutto asfalto tranne qualche piccola parte), punteggiate da qualche casa. Tappa obbligata a Pieve de Saddi (preziosa la fontanella d'acqua), una volta riferimento per le numerose famiglie che vivevano nei dintorni e che adesso si possono contare nelle dita di una mano. Nei progetti del parroco di Pietralunga, adesso titolare anche di Pieve de Saddi, la sistemazione di un'ala di questi edifici per alloggi per pellegrini. Bella idea, il posto merita di sicuro. Speriamo che l'amministrazione comunale lo aiuti.
Dopo Pieve de Saddi tutta discesa e poi salita finale fino a Pietralunga, cittadina in mezzo alle colline e con un centro storico veramente carino.
Il parroco Don Salvatore, una persona che ha raccolto tutta la nostra stima, ha sistemato una vecchia stanza per catechismo con letti a castello (9 posti) e un bagno. Sistemazione spartana ma comunque ottima. Offerta libera. Ricordatevi di chiamarlo qualche giorno prima per dirgli che arrivate, perchè ci tiene particolarmente.
In paese varie possibilità per fare la spesa, ma anche per una pizza in centro a prezzi contenuti.
Una bella tappa, anche questa impegnativa, ma rivelatrice di un'Umbria ancora tanto verde e agricola al suo interno. Un panorama che pacifica l'anima.

mercoledì 17 agosto 2011

Sansepolcro - Città di Castello 18 luglio


Distanza: 20 km circa
Dislivello totale: intorno ai 120 metri
Ore di camminata: 5

Per questa tappa non fate riferimento a quella della guida "Di qui passò Francesco", perchè noi abbiamo fatto un'altra strada. Più corta e con dislivello veramente minimo.
La sera prima, mentre chiacchieravamo coi cappuccini, frate Amedeo ci ha proposto di accompagnarci la mattina seguente in macchina a vedere l'Eremo di Montecasale e poi all'inizio della strada bianca che corre lungo il Tevere fino a Città di Castello. Pianeggiante.
Non abbiamo potuto dire di no, un po' perchè ci era spiaciuto tantissimo non vedere l'eremo, un po' per recuperare dalla sfacchinata della tappa precedente.
Sull'eremo non dico nulla, perchè potete trovare molte informazioni in rete o su qualsiasi guida turistica. Per quanto riguarda la via lungo Tevere si costeggiano campi, soprattutto di tabacco (quanti anni che non ne vedevo), e in gran parte ci sono alberi che proteggono dal caldo del sole. Si parte dal lato destro del fiume (con le spalle alla sorgente) e state molto attenti ad attraversare dall'altra parte al primo ponte che si incontra. Noi non l'abbiamo fatto e ci siamo trovati a dover attraversare campi e saltare fossi per continuare verso Città di Castello. Lì ci siamo diretti al monastero degli Zoccolanti, che si trova fuori dal centro, ma sempre lungo il Cammino.
Ad ognuno è stata data una piccola cella con letto e bagno in comune. Un bel ambiente tranquillo, anche se c'è la parrocchia attaccata al monastero, e ottima accoglienza dei frati, anche se impegnati con i gruppi estivi. Chiedono un'offerta libera per il soggiorno. Possibilità di usare la cucina.
Alla sera abbiamo chiacchierato con uno di loro, che ci ha confermato che anche altri pellegrini si sono un po' lamentati che le tappe della guida sono troppo lunghe e faticose. Proprio per questo consiglio ancora di "costruirsi" ogni giornata di cammino in base alla propria preparazione e motivazione.

lunedì 15 agosto 2011

Eremo di Carbaiolo - Sansepolcro 17 luglio


Distanza: 29 km circa
Dislivello totale: intorno ai 960 metri
Ore di camminata: 10

Una delle tappe più dure, precisando che abbiamo saltato il passaggio all'Eremo di Montecasale e puntato direttamente a Sansepolcro lungo la strada asfaltata (grazie al consiglio dei gestori del bar di Montagna). Ma partiamo dall'inizio.
Tempo bello, prima di tutto, che vuol dire molto se devi fare quasi trenta chilometri a piedi. Dopo l'Eremo di Carbaiolo la strada corre in mezzo ai boschi con pendenze affrontabili fino al valico di Viamaggio, dove si può fare una bella sosta al bar/ristorante, di domenica affollatissimo di motociclisti. Da qui il sentiero si fa meno arioso e percorre tutta la costa della montagna fino ad arrivare a qualche bel punto panoramico (vedi foto) e poi si immette in una lunghissima strada bianca che porta fino all'abitato di Montagna. Non saprei dire se noi eravamo particolarmente stanchi, se il sole ci ha fiaccato più del solito o per quale altro motivo, ma abbiamo fatto veramente fatica ad arrivare a Montagna, piccola frazione a circa 7/8 chilometri da Sansepolcro. Come già detto, al bar i gestori, che ci hanno visto piuttosto provati, ci hanno consigliato di andare direttamente a Sansepolcro senza passare per l'Eremo di Montecasale. Con un po' di dispiacere abbiamo accettato il consiglio e col senno di poi abbiamo fatto la cosa migliore. Siamo infatti arrivati al convento dei Cappuccini, dove abbiamo dormito, alle sette di sera. Se fossimo passati per l'Eremo saremmo arrivati come minimo alle nove e mezza, se non dopo.
Ottima l'ospitalità dei frati cappuccini e gradevoli le stanze che ci hanno messo a disposizione (20 euro + 10 euro per la cena). La vista dal terrazzo della loro casa e le chiacchiere in loro compagnia ci ha rinfrancato dalla stanchezza.
Tenete conto che dal valico di Viamaggio fino a Poche centinaia di metri da Montagna non c'è acqua, quindi partite ben riforniti.
L'unico altro consiglio che possiamo dare, se non siete grossi camminatori e non avete fretta, è di spezzare la tappa, magari fermandosi a dormire a Montagna o nei primi dintorni, anche nell'Eremo di Montecasale se possibile. Chiamate i frati di Sansepolcro, che sono "affiliati" a quelli dell'eremo, perchè intercedano per l'ospitalità. A fianco dell'eremo è stata restaurata una grande casa, ma viene concessa solo a gruppi. Peccato.
Dimenticavo. Partite sempre presto al mattino. Si cammina meglio.

sabato 6 agosto 2011

La Verna - Eremo di Cerbaiolo 16 luglio


Distanza: 27 km circa
Dislivello totale: intorno agli 840 metri (calcolati con un altimetro da polso abbastanza preciso).
Ore di camminata: 7

Una delle tappe più belle. Da La Verna a Pieve Santo Stefano il sentiero è in gran parte in mezzo al bosco, con qualche bella apertura che fa spaziare lo sguardo. C'è un po' di salita tosta all'inizio, ma la fatica viene subito ripagata dal panorama.
A Pieve Santo Stefano ricordarsi di fare scorta d'acqua e stare attenti ai segni, che non sono precisissimi e si rischia di sbagliare. Bisogna arrivare al ponte vicino al centro e andare a sinistra. Il sentiero fino all'Eremo è duro, ma affrontabile, e, se piove, sconsigliato perchè diventa sede temporanea di un ruscello (erano chiari per terra i segni di passaggio dell'acqua). C'è una stradina alternativa che si deve imboccare da Pieve Santo Stefano.
Attualmente all'Eremo c'è Francesco, un laico che non vede di buon occhio il cammino di San Francesco e i pellegrini. In breve, secondo lui, ormai i cammini sono diventati una moda e andrebbe rispettato il fatto che, trattandosi di un Eremo, evitare quello di Cerbaiolo sarebbe giusto. Non crede nemmeno al valore dell'ostello francescano che si trova a un chilometro dall'Eremo. Con noi tutto sommato è stato gentile, ma non abbiamo repirato aria di accoglienza, quindi consigliamo vivamente di andare direttamente all'ostello (al bivio andare a destra e non salire a sinistra verso l'Eremo).
Sull'ostello, attualmente "gestito" da una coppia, ci sarebbe molto da dire. E' lasciato andare in maniera vergognosa. La struttura è tutto sommato solida e potrebbe diventare veramente un bel punto di riferimento per i camminanti, ma anche per scout e per chi vuole fare un'esperienza di lavoro o volontariato. Purtroppo, se a chi ne ha la gestione/proprietà non gliene importa nulla, è chiaro che l'ostello deperisce. Giardino non curato, pulizie assenti, tutto semi-abbandonato come se il suo destino fosse quello di scomparire il prima possibile. E' lontana mille miglia l'attenzione dei volontari di certi rifugi del cammino di Santiago.
Noi eravamo una bella compagnia e ci siamo trovati bene lo stesso (compresa una cena comunitaria utilizzando la cucina che c'è a disposizione), ma siamo rimasti rammaricati nel vedere come viene trattato male questo luogo di sosta.
Per il pernottamento sono richiesti dieci euro.

martedì 26 luglio 2011

La Verna - Assisi 16-22 luglio 2011


E' stato faticoso, ma ne è valsa la pena. Questo il primo commento che mi viene a caldo dopo questo percorso che ci ha visti protagonisti per sette giorni. Io, Margherita e il fido Antonio. A noi si sono poi uniti Carlo dalla Sardegna e Marco dal Canton Ticino. Come quasi tutti coloro che lo fanno abbiamo seguito le indicazioni della guida "Di Qui Passò Francesco" di Angela Maria Serracchioli. E abbiamo qualche consiglio da dare.
Nei prossimi giorni scriverò di ogni tappa, e sarò più preciso. In questo post qualche segnalazione.
Prima di tutto la guida della Serracchioli (a cui riconosciamo grande merito nel aver saputo concretizzare questo percorso) non mette in risalto che ogni tappa ha un consistente dislivello. Con il mio altimetro ho misurato che il dislivello per ogni tappa oscillava dai 700 ai 1000 metri. E' da tener conto soprattutto se non si è ben allenati.
Vale la pena "costruirsi" le tappe, magari accorciando quelle proposte dalla guida a seconda delle proprie esigenze e potenzialità. Alcune anche a noi, abituati a camminare, sono sembrate piuttosto lunghe.
Il percorso è ottimamente segnato e spesso coincide con il Cammino di Assisi (www.camminodiassisi.it), con sentieri CAI e con la via Francigena di San Francesco.
Cammiando soprattutto su strade bianche e sentieri si ha la possibilità di scoprire un territorio, per fortuna, pochissimo coinvolto dalla cementificazione e ancora poco contaminato. Anche per questo lo consigliamo vivamente.
Nei prossimi giorni il resoconto della prima tappa dal Santuario di La Verna all'Eremo di Cerbaiolo.

giovedì 17 febbraio 2011

Silenzio


Approfittando di una breve malattia, che mi ha costretto per qualche giorno a casa da solo, e di uno stato di introspezione, che spesso si accompagna al malessere fisico, ho visto il film "Il Grande Silenzio" di Philip Groning, un documentario sul monastero certosino La Grande Chartreuse nei pressi di Grenoble. Un film che avevo già cominciato qualche anno fa, ma che avevo abbandonato dopo un'ora per mancanza di tempo. Troppo lungo (dura poco meno di tre ore) ed era notte fonda.
Un film che non saprei se consigliare a tutti. O meglio un film che non sempre può essere visto. Richiede dedizione, altrimenti ci si stufa.
Io l'ho visto da non credente, quale sono, ma rimango sempre estremamente affascinato da queste scelte radicali di vita. La fede è una forza tanto grande da far affrontare enormi sacrifici con il sorriso. Rinnego nel modo più assoluto la violenza giustificata in nome della fede o della cultura, convinzione che ho già comunque espresso precedentemente.

Grandi uomini del passato hanno rivendicato al silenzio un ruolo primario nella genesi di grandi pensieri. Gandhi invece rivendicava questo ruolo al digiuno e questo sarà l'argomento di un altro post nei prossimi giorni.

Nella musica una delle lezioni che non dimenticherò mai è quella di non abusare mai delle note, ma di considerare sempre e comunque i silenzi. Sono importanti quanto il suono per dare equilibrio e forma alla melodia.
Pur amando a dismisura la musica, mi ritengo un uomo del silenzio.

E la nostra società? Sempre più urlata, sempre più zeppa di parole e suoni. Ammiro sinceramente l'umiltà del silenzio. Il caos mi frastorna.

Detto questo non voglio sminuire quanto sia valvola di sfogo far festa, soprattutto con gli amici, e sommergersi di risa, grida e quant'altro. E ognuno si diverte come vuole.

Una volta un ragazzo pakistano mi ha detto: "non parlare solo per dar aria alle tonsille." Che lezione.

Ultma precisazione. Il silenzio in questa terra non esiste. Neanche in un bosco isolato. Sempre e comunque sentiremo qualcosa coprire il vuoto. Ma è la natura. Non si possono chiamare rumori.

Certe persone, ma lo noto soprattutto nelle donne, hanno la straordinaria dote di muoversi con leggiadria. Sono silenzione, sembrano essere cincondate da cuscinetti d'aria, le trovo affascinanti.

p.s: lo ammetto. Anche ieri sera non ho finito il film. Era mezzanotte e mezza e ho dovuto spegnere. Ma oggi lo finisco di sicuro.

martedì 1 febbraio 2011

Animale a chi?


E' ora di smetterla di giustificare la violenza contro le donne in nome della religione e della cultura. Non sono io a dirlo, ma Ayaan Hirsi Ali, scrittrice e politica somala, ma naturalizzata olandese, nel libro "Non Sottomessa". Sono d'accordo con lei. Completamente d'accordo. E ho indirizzato questo suo pensiero agli animali. E' ora di finirla di fare violenza agli animali in nome di una pratica come la vivisezione, verso i cui risultati nutro forti dubbi, di dio e della cultura. Nessun dio che si manifesti in questa terra credo possa giustificare in suo nome lo sgozzamento o l'uccisione di animali. Ho da poco visto un filmato girato in Nepal di una festa dove vengono sacrificati, molto spesso decapitati, centinaia di bovini e ovini in onore di non ricordo quale divinità. Per me quella divinità, se è divinità benigna e di vita, non può accettare questo massacro. Civiltà per me è anche rispetto per la vita di tutti gli esseri viventi.
Sono vegetariano. Non ho mai voluto fare proseliti. La mia è una scelta personale di non violenza, tanto profonda da non riuscire neanche a spiegarla quando mi viene chiesto il perchè. Non condanno chi mangia carne o pesce, ma chiedo rispetto per gli animali anche nella morte. Nella morte e nella vita. Parlo di etica di allevamento, niente di così estremo.
Continuo a chiedermi in nome di chi o che cosa l'uomo possa far soffrire gli animali a suo piacimento. Potremmo discutere a lungo sugli enormi benefici che gli animali da compagnia esercitano sui loro "padroni" (quanto pesa questo termine), così come ci potremmo chiedere se è eticamente accettabile tutto quanto viene speso nel mondo per mantenere gli animali da compagnia quando c'è così tanta gente che soffre la fame.
Quando leggo notizie come quelle indicate nel link allegato mi chiedo dove sia finito il buon senso. Trovare cento famiglie disposte ad accudire questi cani era così difficile? Oppure contattare delle associazioni animaliste che se ne prendessero cura? Con un solo annuncio su internet li avrebbero sistemati.

In foto Morgana, la setter inglese che abbiamo prelevato dal Rifugio del Cane di Merlengo di Ponzano Veneto nove anni fa. Ma voi avreste il coraggio di ucciderla a pugnalate?

www.repubblica.it/ambiente/2011/02/01/news/cani_uccisi-11922847/index.html?ref=search

sabato 22 gennaio 2011

Senza televisione si può vivere


Dopo la lunga parentesi "Piave", che per fortuna non è ancora finita, e dopo un lungo riposo, mi sono ripromesso di scrivere nel blog con una certa regolarità. Un nuovo post ogni dieci giorni circa. Temi su cui scrivere ce ne sono tanti.
Quello di oggi è la televisione. Da circa quattro anni vivo senza televisione. E' tempo di fare qualche bilancio. Le uniche possibilità che ho di vederla è quando sono invitato da qualcuno e in casa c'è una tv accesa.
Metto subito in chiaro una cosa. Non ne sento la mancanza e penso che la televisione potesse diventare un grande strumento di diffusione di cultura e informazione e invece, eccetto qualche raro caso, sia diventata un grosso calderone di superficialità e banalità. Trovo che i momenti di relax offerti appiattiscano invece che stimolare. E una domanda sorge spontanea. Una televisione diversa sarebbe lo stesso così tanto presente nelle nostre vite? Credo di sì, anche esempi recenti dimostrano che la gente non si tira indietro di fronte all'approfondimento, al divertimento intelligente, all'emozione. Emozionarsi è difficile e richiede partecipazione, abbassarsi al fascino perverso del gossip e del torpore non può bastare nella vita.
Il mai dimenticato Mario Rigoni Stern durante un'intervista a Che Tempo Che Fa ha risposto alla domanda su come coloro che vivono in città possano sentirsi vicini alla natura pur essendo lontani dalle montagne con una lucidità che ho sempre ammirato: "che spengano la televisione e che vadano più spesso a camminare".
Sulla televisione mi riprometto di scrivere un piccolo saggio, perchè avrei molto altro da dire. Questo è un anticipo.
Un augurio a tutti. Spegnete la tv e dedicate più tempo a voi. Decidete come, possibilità ce ne sono.
Prossimo post dedicato al camminare o al sentimento dell'invidia.
Aiutatemi a diffondere questo blog, se vi sembra degno. Bene accetti anche consigli su come migliorarlo.