domenica 29 gennaio 2012

Riscoprire le Prealpi Trevigiane


Un'estate di qualche anno fa, ogni sabato o domenica a seconda dell'estro, ho percorso da Miane a Revine gran parte dei sentieri che portano dalle pendici fino alla cima delle Prealpi Trevigiane. Senza contare tutte le altre volte che le ho frequentate in bicicletta o in altri momenti della mia vita. Posso quindi dire con un po' di certezza di conoscerle abbastanza bene, anche se, lo ammetto, non ho mai avuto la prontezza di memorizzare tutti i toponimi dei luoghi che attraversavo.
Molto spesso, tranne nei luoghi più conosciuti, come il bivacco I Loff o Malga Mont, questi sentieri sono poco frequentati dagli escursionisti. Condizione che ho sempre ritenuto una fortuna nell'idea di rapporto quasi esclusivo che ho coltivato con queste montagne. Un'idea un po' bislacca perchè queste prealpi annoverano una lunga serie di estimatori e frequentatori, anche più assidui e preparati del sottoscritto. Uno di questi, Giovanni Carraro, dopo un grande lavoro prima di raccolta di informazioni sul campo e poi di sistemazione del materiale raccolto, ha pubblicato un libro importante, che si intitola proprio "Riscoprire le Prealpi Trevigiane". Una trentina di percorsi, ben descritti e con utili descrizioni, alcuni più classici altri meno battuti, per conoscere più a fondo delle cime che hanno un carico di storia rurale e pastorale ancora visibile. Anticipatrici delle Alpi e delle ben più turistiche Dolomiti, queste vette hanno comunque squarci e panorami di assoluta bellezza che vale la pena conoscere e dove non mancano bivacchi e casere dove sostare.
Un libro prezioso, come sarebbe preziosa una cartina Tabacco dedicata alle Prealpi Trevigiane. Speriamo che prima o poi anche questo desiderio si avveri.

venerdì 20 gennaio 2012

L'alternativa c'è.


Sento sempre le stesse parole, da anni sempre la stessa storia. Tra gli amici, al bar, alle cene, quando, ormai raramente, ci si ferma a parlare con qualcuno lungo la strada. I partiti non piacciono, tutti vorrebbero che la classe politica venisse azzerata. E il finale del discorso è spesso lo stesso: "non c'è alternativa". L'alternativa, per quel che mi riguarda, e qui mi riallaccio ad un bellissimo articolo di Roberto Mancini sulla rivista Altreconomia (www.altreconomia.it) di qualche mese fa, è rappresentata da coloro che, in maniera pacifica e disinteressata, difendono il loro territorio da una falsa idea di sviluppo che, chissà perchè, equivale sempre a cemento grigio su erba verde, da quelli che nella loro umiltà si avvicinano alla politica per il puro senso del bene comune, da coloro che ci arrivano e si riducono lo stipendio e rinunciano ai privilegi (basta parole, è ora di fatti), da coloro che si fanno il culo per mantenere le proprie famiglie e si accontentano di quello che hanno, da quelli che chiedono solo un lavoro dignitoso che permetta di vivere dignitosamente, da quelli che fanno bene il proprio lavoro, anche se lo stipendio potrebbe essere ben migliore, da quegli imprenditori che credono in un ideale "alto" di impresa e che vedono i loro dipendenti come persone e non solo come numeri dell'ingranaggio, da quelli che si impegnano in associazioni, cooperative, gruppi spontanei, comitati e sostengono con il loro volontariato un equilibrio sociale che lo Stato non è in grando di proteggere, da quelli che si sono presi botte perchè erano in piazza a protestare pacificamente contro leggi ingiuste e lo rifarebbero perchè era una causa giusta, da quelli che non provano invidia ma sono un po' rabbiosi perchè stanchi della solita politica. Questa e tanti altri sono la mia alternativa. Viva l'Italia alternativa.