sabato 5 gennaio 2013

Banca Etica e la crisi

Premessa: ho una percezione economica veramente primordiale. Non voglio che il mio denaro produca altro denaro, soprattutto se a scapito di altri. Non me ne frega niente. Non lo voglio perchè il denaro, creazione umana, secondo me non deve moltiplicarsi, in particolar modo in maniera speculativa, come spesso succede nella finanza tradizionale. Non dovrebbe essere come i pani e i pesci di evangelica memoria, quello è e quello dovrebbe rimanere. Qualche soldo in più potrebbe farmi comodo per riuscire ad accantonare qualcosa se mia figlia ne dovesse avere bisogno in futuro per studiare all’estero o per assicurarmi una vecchiaia dignitosa. Se dovesse servire, tirerò la cinghia ancora di più, in qualche maniera farò. Per fortuna i miei genitori mi hanno insegnato la cultura del risparmio. Risparmio come protezione sociale. Non mi serve altro denaro per comprarmi l’ultimo modello di smartphone o riempirmi la casa di elettrodomestici inutili o di qualsiasi altra cosa vi possa venire in mente. Ho (ri)scoperto la filosofia della decrescità felice e dell’autoproduzione e sento che bene si può adeguare ad una dimensione familiare come la mia. Con la nascita di mia figlia si sono rinsaldati valori e interessi come il commercio equo e solidale, la salvaguardia dell’ambiente, una vita sana e la finanza etica. Sono passati vari anni da quando partiva la Cooperativa verso la Banca Etica, alla quale ho partecipato da subito versando quello che potevo di capitale sociale. Volevo dare il mio contributo, anche se minimo. C’era entusiasmo nell’aria, nel mondo del volontariato e delle sue componenti sociali (cooperative, associazioni o quant’altro) si presagiva il cominciare di una nuova avventura, un po’ lo stesso spirito con cui mi pare si è vissuta la nascita di quel bellissimo percorso che è stata la “Rete di Lilliput” e che poi ha espresso diversi gruppi e movimenti. Per la prima volta in Italia una Banca metteva come caposaldo l’etica e non il profitto, abbandonando investimenti lucrosi come quello delle armi. Veramente una buona notizia in un paese come il nostro in cui il panorama bancario non era e non è certo dei più affidabili. Addirittura ha conquistato la politica, come ha dimostrato l’ultimo nostro, discutibile, governo di “tecnici”. Il percorso di Banca Etica è continuato, anche grazie al supporto di tanti volontari, è cresciuta, è diventata adulta e adesso si trova ad affrontare questo delicato periodo storico di crisi economica. Questa crisi è l’ennesimo risultato di un’economia distorta, alla quale la società civile risponde con forme propria di resistenza. Mi spiego e faccio una previsione. Magari tra qualche anno verificheremo se ci ho azzeccato oppure no. Secondo me Banca Etica uscirà rafforzata da questa situazione economica per il semplice motivo che alla crisi molti rispondono con progetti e idee a carattere sociale e non, che possono trovare in questa banca un supporto e un’interlocutrice affidabile e attenta. Piccole forme di impresa, come mio cognato che si è messo a coltivare due ettari di terreno a ortaggi facendosi aiutare dal fratello autistico, oppure un amico che si è inventato la libreria diffusa, in sostanza un servizio di rifornimento libri per biblioteche, fiere e associazioni. Ne potrei descrivere a decine. Tutte realtà che spesso partono da passioni personali e che poi, grazie all’intraprendenza personale, diventano impresa. Piccole imprese che sono all’opposto delle grandi imprese, ma che stanno creando un tessuto economico interessante dove Banca Etica ha da sempre investito, soprattutto se queste presentano risvolti “sociali” o comunque fondate su una certa idea di economia. Su queste realtà, spesso bisognose di credito minore, per le quali si può quasi parlare di micro-credito, Banca Etica può costruirsi un futuro ancora più solido. Il presente è già solidissimo, in quanto non si appoggia sulle speculazioni, che sono intrensicamente instabili, e, continuando in tal modo a supportare l'economia reale ed equo-solidale, sta costruendo un futuro migliore. Sostenetela.