sabato 30 gennaio 2010

Non perdere mai niente di importante


Bruce Chatwin è sempre stato chiaro: "Perdere il passaporto era l'ultima delle mie preoccupazioni, perdere un taccuino era una catastrofe." Per chi scrive l'importanza dell'appuntare è fondamentale. Quando meno te lo aspetti ti può venire in mente una frase, un pensiero, una strofa che possono essere di valore e quindi da non sprecare. Per chi esercita il mestiere di giornalista (ci vorrebbero sempre meno mistieranti giornalisti e sempre più intellettuali giornalisti) diventa ancora più importante segnarsi dichiarazioni, impressioni, dati e quant'altro possa rivelarsi di aiuto nello scrivere un articolo. Anche solo una parola può essere carica in potenza di tante altre parole che sgorgano di conseguenza.
A sentire Elvis Costello anche nella musica non ci si può lasciare sfuggire niente. Non posso citare le parole precise, perchè le ho lette anni fa e non le ho segnate (adesso non mi dimenticherei di farlo), ma lasciava intendere che anche lui ha sempre con sè un registratore portatile per salvare melodie, ritornelli o parti di testo che possono venirgli in mente nelle occasioni più impensate.
Di fronte a questi due grandi artisti non posso che accettare il consiglio indiretto che hanno dato con le loro parole. Sempre con me un taccuino, una penna e un libro. Cosa centra il libro? C'è sempre da imparare e tempi vuoti da riempire.

1 commento:

  1. Sto pensando alla forza evocativa delle parole, alla bellezza di uno scritto, alla profondità di emozioni che la lettura di una poesia o di un libro possono suscitare. Ma c'è anche un'altra dimensione dello scrivere che mi sembra altrettanto potente: la sua funzione terapeutica. Sì, perchè ho sperimentato che scrivere è un'attività, quando vuole esulare da intenti letterari o intellettuali, che passa per canali diversi da quelli del raziocinio. La mente è silente e ciò che agisce è una forza più profonda che scaturisce da una dimensione interiore spesso sconosciuta. E quando mi ritrovo a leggere ciò che ho scritto, magari dopo un po' di tempo, mi accorgo di una parte di me prima sconosciuta e nel momento in cui scorgo questo sorge una consapevolezza in più. Scrivere è un lavorìo interiore, è uno scavo silenzioso e nascosto dal quale traiamo elementi nuovi del nostro essere. Scrivere, buttare giù a caldo, freneticamente ed ininterrottamente, un'emozione negativa,un sentimento di rabbia, di paura o di tristezza.....oppure sentire l'esigenza di concludere con uno scritto un episodio della propria vita, di chiudere un cerchio di un'esperienza in qualche modo ancora in sospeso, diventa un rito quasi psicomagico e nel bruciare, poi, irrimediabilmente, quello scritto, qualcosa dentro di noi si dissolve e l'anima gode di una nuova sensazione di libertà...perchè è bene anche lasciare andare ciò che si è creato e non restarne attaccati.....

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