lunedì 31 maggio 2010

Zenson di Piave - Cimadolmo





Km percorsi: 28 circa
Media: 4 Km/h
Ore di cammino: 7 circa
Foto scattate: 228

Anche la giornata di oggi è stata la conferma che ci sono tante persone che hanno una gentilezza e un’ospitalità nel cuore che lascia il segno quando le incontri. Non sapevamo niente di Nisha, mai vista, nemmeno in foto, mai sentita la sua voce, avevamo solo avuto l’occasione di scambiare qualche chiacchiera via chat. Da subito ci ha offerto il suo aiuto in questa avventura e noi abbiamo raccolto l’invito. Non potevamo fare scelta migliore, perchè si è subito creata una bella intesa, quasi fossimo amici da tempo. Tutto con molta semplicità. Lei ci è venuta incontro lungo il Piave con i suoi cani, ci ha portati in casa e in assoluta tranquillità abbiamo passato del tempo chiacchierando e rifocillandoci prima della lunga tirata che ci doveva portare da Fagarè della Battaglia, dove abita, a Cimadolmo, la meta di oggi.
Questi incontri e le situazioni che si creano ci alleviamo la fatica, che comunque si fa sentire anche se siamo solo al secondo giorno, e ci fanno pensare che la nostra è stata una buona scelta. Il nostro modo di affrontare questo viaggio, cioè a piedi, ci permette di avvicinarci alle persone, raccogliere i buoni sentimenti e trasmetterci vicenda buone impressioni.
Torniamo al Piave e al cammino, che sono i protagonisti di questa avventura. La mattina non era delle migliori, nuvoloni neri all’orizzonte, cielo coperto sopra le nostre teste. Da Zenson a Ponte di Piave abbiamo seguito in gran parte l’argine, eccetto un paio di deviazioni. La prima per inoltrarci nei campi e poter così fotografare qualche casa abbandonata in golena e vagabondare alla ricerca di un sentiero vicino al Piave, che però non abbiamo trovato. La seconda per passare sotto il ponte sul Piave senza dover transitare sulla trafficata strada superiore.
Da Ponte di Piave abbiamo ritrovato il fiume che conosciamo. Varie ramificazioni, le rive con sassi binchi che riflettono la luce e più esternamente una folta vegetazione con alberi e arbusti. E’ questo il Piave a cui siamo abituati, quello che si divide, che scorre meno placido e più vivace, che forma pozze ottimali per fare il bagno, anche se bisogna sempre fare attenzione. E’ questo il greto che conosciamo bene, largo, disteso e dai grandi spazi. Una bellezza diversa dal Piave conosciuto ieri, da Ponte in poi è proprio un discorso di familiarità, qui ci veniamo più spesso e certe sentieri li abbiamo battuti varie volte anche in bici.
Da Candelù abbiamo ripreso l’argine per poi percorrere le stradine interne di Maserada verso Salettuol e i ponti sul fiume. Furio ha approfittato per passare dal fratello e alleggerire lo zaino. Anche questo è importante. Essenzialità. Con lo zaino in spalla ci si rende conto di quello che non serve e che si può lasciare a casa.
Attraversare il primo ponte andando verso Cimadolmo è stato il momento più pericoloso di questo viaggio. Tanto traffico, soprattutto di camion che non rallentano certo di fronte a tre camminatori, e una situazione di deciso imbarazzo. Mi chiedo come mai, quando questo ponte è stato rifatto qualche anno fa, vista anche la mole di ciclisti che penso percorrino queste strade, non siano state pensate due pedane esterne utilizzabili da chi va a piedi o in bici. Ma i progettisti non le dovrebbero valutare queste cose? Dovrebbero vedere alcuni ponti che ho visto, per esempio, a Vienna o in Germania.
A parte questo comunque anche oggi la strada ha riservato momenti di salubre silenzio e squarci che riempiono la vista.
Nota dolente della giornata il fatto che abbiamo visto spesso rifiuti abbandonati e addirittura a Fagarè abbiamo fotografato degli inerti buttati giù da una riva. Ma si può?

Non possiamo esentarci dal ringraziare: chiaramente Nisha Maggioni che ci ha accolto in casa sua per uno spuntino e un’ora di riposo, offrendoci anche una pagnotta di pane per il viaggio, i suoi ospiti inglesi e i suoi cani Michy e Iron per averci accompagnato per un pezzo di strada, Raffaella e Chiara, rispettivamente cognata e nipote di Furio, per un altro piccolo momento di ristoro, l’assessore del Comune di Cimadolmo Graziano Dall’Acqua per la chiacchierata, i prosecchi e l’ospitalità della sua amministrazione nella locanda del paese, il gestore dell’Enoboutiquabar che ci ha racccontato qualche storia di quando, nel 1971, ha fatto il servizio militare, Otello Furlan che ci ha illustrato la storia delle Grave di Papadopoli, per la birra che ci ha ridato vita in un momento di cedimento fisico e per la dritta di una stradina di campi verso Cimadolmo, che ci ha fatto saltare la strada molto trafficata da Maserada al paese, tutti coloro che ci hanno riconosciuti e si sono fermati a parlare con noi.

P.s.: domani mattina verremo ripresi alla partenza alle 7,00 da Reteveneta.

P.s. 2: scusate se ci sono errori nel testo, ma non è facile essere lucido dopo 30 chilomentri di camminata con zaino in spalla.

3 commenti:

  1. Una piccola grande impresa!!! In bocca al lupo ragazzi!! Vi seguirò tutti i giorni.. nb: peccato che il Piave non attraversi la mia città..
    Elena G.

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  2. Dai forsa che el manco ze fatto..!
    Bona camminada.Divertive.
    Ziogustin e Sara
    Amici del Furyoso.

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  3. EDO SEI UN GRANDE !
    VI SEGUIRO' FINO AL TRAGUARDO CORAGGIO!

    Roberto Fava

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